La persecuzione del clero in Cecoslovacchia
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 10/25 del 6 febbraio 2025, San Tito
La persecuzione del clero in Cecoslovacchia
La riabilitazione di padre Toufar, martire del comunismo
Dal pulpito della chiesetta di Cíhošt’ aveva puntato il dito contro la dittatura: arrestato e torturato dalla polizia politica, morì nel febbraio del 1950
Ci sono voluti ben settantacinque anni per riparare un grave torto commesso in epoca comunista contro la Chiesa cattolica cecoslovacca e riabilitare pienamente la memoria di padre Josef Toufar, il prete torturato a morte nel 1950 dalla polizia segreta del regime di Praga. La sentenza emessa alcune settimane fa dal tribunale della città ceca di Hradec Králové afferma che il religioso fu illegalmente privato della libertà personale e poi torturato a lungo nel tentativo di estorcergli una confessione. «Ciò che da tempo era ovvio dal punto di vista storico, adesso lo è finalmente anche sul piano giuridico», ha commentato l’avvocato Lubomír Müller, legale specializzato nella difesa delle vittime dell’oppressione comunista.
Per la Chiesa ceca padre Josef Toufar è da tempo un simbolo delle persecuzioni subite ai tempi del regime e il processo per la sua completa riabilitazione ha fatto rivivere al Paese quegli anni drammatici, riaccendendo i riflettori su uno degli eventi più misteriosi della storia ceca moderna. Era la terza domenica d’avvento del 1949 quando Toufar, all’epoca parroco di ČCíhošt’, un paesino sperduto della campagna boema, terminò l’omelia citando una frase di San Giovanni: «In mezzo a voi c’è uno che non conoscete». In quel momento i suoi parrocchiani videro stupiti che la croce collocata sopra al tabernacolo si inclinava prima a destra, poi a sinistra rimanendo infine poi leggermente spostata in direzione del pulpito. Il parroco, essendo rivolto verso i fedeli, non si accorse di nulla. Nel villaggio iniziò un enorme afflusso di fedeli per vedere la croce “miracolosa” e la notizia non mancò di suscitare l’interesse della polizia segreta, la famigerata STB controllata dal Partito comunista cecoslovacco che l’anno prima aveva preso il potere con un colpo di Stato. Il 28 gennaio del 1950 due agenti in borghese si presentarono alla casa parrocchiale di Cíhošt’ e prelevarono con la forza padre Toufar dalla canonica. L’accusa nei suoi confronti era quella di aver inscenato tutto muovendo la croce con un meccanismo di molle e spaghi allo scopo di organizzare un atto sovversivo contro la “democrazia popolare” cecoslovacca. Da quel momento in poi nessuno l’avrebbe mai più rivisto in vita.
Il parroco fu internato nel terribile carcere di Valdice dove subì un mese di interrogatori durissimi, ripetuti pestaggi e torture con la corrente elettrica. Le autorità del regime volevano comunista costringerlo a confessare che quel presunto miracolo era stato in realtà una messinscena. Ma lui si rifiutò sempre di ammettere l’esistenza di meccanismi che avevano provocato il movimento della croce dal pulpito, che d’altra parte neanche gli agenti avevano mai rinvenuto nei loro sopralluoghi. Dal verbale del primo interrogatorio, quando era ancora in grado di intendere e di volere, padre Toufar si limitò a ripetere quanto aveva detto ai suoi fedeli, ovvero di “non scorgere nell’accaduto né un miracolo, né un segno positivo o negativo. L’unica cosa che sappiamo è che la croce si è mossa”. Ma i comunisti al potere avevano deciso di presentare la vicenda come un caso esemplare della manipolazione dell’opinione pubblica da parte della Chiesa Cattolica e padre Toufar divenne, suo malgrado, il capro espiatorio di quello che si sarebbe rivelato uno dei più spietati regimi anti-cattolici dell’era sovietica.
Il 23 febbraio versava ormai in condizioni disperate, gonfio per le botte e le torture subite, quando gli agenti lo prelevarono dal carcere di notte e lo portarono nella chiesetta di Cíhošt’ obbligandolo a registrare un filmato di propaganda che fu poi distribuito in tutti i cinema del Paese per dimostrare l’atteggiamento sovversivo della Chiesa cattolica nei confronti del governo cecoslovacco. Due giorni dopo morì e fu sepolto con un nome fittizio in una fossa comune di un cimitero praghese. Il cosiddetto “miracolo di Cíhošt’” fornì ai comunisti un pretesto per screditare la Chiesa, che vedevano come un ostacolo sulla strada della collettivizzazione delle campagne. Dopo aver cacciato dal Paese il nunzio apostolico monsignor Ottavio De Liva avviarono un’ondata di processi-farsa e di attacchi contro la religione cattolica, internando i vescovi, trasformando i monasteri in carceri e perseguitando migliaia di famiglie cattoliche.
La storia di padre Josef Toufar, tenuta a lungo segreta, sarebbe venuta alla luce soltanto nei giorni della Primavera di Praga del 1968 ma l’invasione del Paese da parte degli eserciti del Patto di Varsavia impedì di fare chiarezza sull’accaduto. Nel 2014 i resti del parroco sono stati finalmente riesumati, la sua identità è stata confermata grazie all’analisi del Dna, e le sue spoglie sono state infine deposte solennemente nella piccola chiesa dell’Assunzione della Vergine Maria di Cíhošt’, seguendo le sue volontà. (…)
Fonte: https://www.avvenire.it/agora/pagine/il-martirio-di-padre-toufar