2024 Comunicati  05 / 11 / 2024

Preghiamo per i nostri defunti (Bollettino Salesiano, novembre 1899)

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 82/24 del 5 novembre 2024, San Zaccaria
 
Preghiamo per i nostri defunti (Bollettino Salesiano, novembre 1899)
Il mese di novembre richiama alla mente il mesto ricordo dei nostri cari defunti, di “… color che son contenti nel fuoco, perchè sperano di venire, quando che sia, alle beate genti”; è la Chiesa, madre pietosa di noi e di quelle anime penanti, c’invita e ci sprona ad accorrere in loro aiuto coi nostri suffragi, essendo questo uno dei nostri doveri più sacrosanti, mentre è pure per noi cosa grandemente vantaggiosa e sommamente onorifica.
Tra quelle anime infatti, che da noi aspettano quest’atto di carità, si trova forse nostro padre e la madre nostra. Noi cristiani ben conosciamo tutta l’importanza e l’ estensione del comandamento: Onora il padre e la madre. Questo precetto noi siamo obbligati ad osservare eziandio quando gli autori dei nostri giorni non fanno più parte della Chiesa militante. Ce lo dice in termini chiari S. Giovanni Crisostomo: Il Divin Salvatore, confitto in croce, raccomandò la sua madre al discepolo prediletto, per insegnarci che dobbiamo assistere i nostri genitori e far loro fino all’ultimo nostro respiro tutto il bene possibile, siano essi vivi o defunti.
Ciò che diciamo dei figli riguardo ai genitori, va pur detto con non minor ragione di coloro che furono uniti coi sacri vincoli del matrimonio. Tertulliano scrive: « Una vedova degna di portare questo nome rispettabile, prega per l’anima del defunto suo marito: essa supplica per lui il riposo della beata eternità, con la speranza di essere a lui riunita, e fa offrire sacrifici ed anniversari nel giorno della morte di lui. Se essa tralascia queste cose, per quanto sta da lei fa divorzio dal suo marito ». È inutile osservare che gli obblighi del marito non differiscono punto da quelli della sposa, e che anch’egli deve pregare e far pregare per l’anima di colei, che Dio gli aveva scelta e data per compagna.
Parimenti non dobbiamo dimenticare i nostri fratelli e le nostre sorelle. La condotta dei Santi a questo riguardo ci può fornire buoni ammaestramenti. Con quale sollecitudine e pietà S. Tommaso vola in aiuto di sua sorella, sforzandosi di accelerarne la liberazione colle sue preghiere, coi suoi digiuni e sacrifici ! Quando la morte viene a rapirci i parenti ed amici, ci lasciamo andare ad un dolore esagerato, senza farci premura di procurar loro quei suffragi, di cui abbisognano. Perciò S. Ambrogio, scrivendo a Faustino, diceva : « Tu ti addolori eccessivamente per la morte di tua sorella, e ti fermi a ciò, come se l’afflizione senza le opere possa esser di qualche utilità ai defunti. Sappi dunque che tua sorella non domanda già lagrime, ma preghiere e sacrifici. »
Neppure possiamo obliare quelli che furono nostri amici, senza dar prova di crudeltà ed ingratitudine. Rammentiamo le parole che la Chiesa mette in loro bocca: « Abbiate pietà di me, abbiate pietà di me almeno voi, che siete stati miei amici, perchè la mano dell’Onnipotente s’è aggravata su di me. » S. Ambrogio ha cura di pregare per i suoi due amici Valentiniano e Graziano, e scrive:
« Si offrano i santi misteri per colui che piangiamo (parla di Valentiniano il giovane); preghiamo con ardore per la sua anima… Popolo, alza meco le mani, acciocchè almeno compiendo questo dovere, possiamo dargli qualche segno di riconoscenza per i benefizi ricevuti ». In seguito, unendo al ricordo di questo principe quello di suo fratello Graziano, morto poco prima, S. Ambrogio aggiunge « Principi, voi sarete felici l’un l’altro, se le mie preci possono qualche cosa: io non passerò giorno senza pensare a voi; non pregherò mai, senza ricordarmi di voi; tutte le notti voi sarete l’oggetto delle mie suppliche, e se vi dimentico, possa io dimenticare la mia destra! » S. Efrem nel suo testamento scongiura i suoi amici a non dimenticarlo dopo la sua risorte, ed a volergli dimostrare il loro affetto con fare elemosine per il riposo della sua anima e con offrirgli il santo sacrificio della Messa, soprattutto nel trentesimo giorno della sua morte.
Infine, la carità cristiana ci fa un dovere di pregare per i nostri stessi nemici. Udiamo quest’insegnamento da S. Giovanni Crisostomo: « Figli della fede, che vogliamo salvare le nostre anime, non manchiamo di offrire al clementissimo Iddio, amante delle anime e della loro unione tra esse, le nostre preghiere ed i nostri sacrifici ed in generale tutte le nostre opere di carità fraterna in favore di tutte le anime e di quelle stesse che ci avessero offesi. »
E qui vorremmo aver parole bastanti per eccitare tutti a pregare per quei nostri fratelli defunti, che sono dimenticati dai loro parenti ed amici. È su di essi soprattutto che si deve esercitare la nostra carità. Tale fu la pratica dei Santi, i quali dobbiamo sempre considerare come nostra guida e modello in tutte le cose. Il venerabile Giovanni Ximenes della Compagnia di Gesù, seguendo il consiglio della Vergine, nel momento stesso della sua morte, offerse a Dio per queste povere anime tutte le Messe, le indulgenze e le penitenze che per lui sarebbero state applicate. Santa Geltrude aveva agito con lo stesso disinteresse. Ma siccome essa era inquieta al pensiero delle sofferenze, che prevedeva dover soffrire in Purgatorio, le apparve Gesù e le disse: « Perchè tu sappia quanto mi sia stata accetta la carità da te usata verso le anime, ti rimetto fin d’ora tutte le pene che tu dovevi subire. Ed io che ho promesso il cento per uno, mostrerò la mia liberalità verso di te, accrescendo la gloria, di cui fruirai eternamente. »
Oh! no, non abbiamo paura di perdere quanto noi facciamo per le anime del Purgatorio. « Tutto ciò che la pietà e la carità ci inspirano di fare per esse, tutto si cangia – dice S. Ambrogio – in opere meritorie per noi, e sul finir della nostra vita noi riceveremo centuplicato ciò che avremo dato. » Ed invero, convertire un peccatore con la preghiera e con la predicazione è senza dubbio un’opera assai meritoria e di cui Dio ci compenserà largamente; ma dessa non è paragonabile a quella di liberare un’anima dal Purgatorio. Ogni volta che aumentiamo il numero dei beati, che lodino Dio in cielo, noi procuriamo all’adorabile Trinità una gloria immediata e certa; mentre il peccatore, che abbiamo ritratto dal vizio, può ricadere nelle sue colpevoli abitudini ed oltraggiare nuovamente colui che dovrebbe amare.
« Beato colui. che ha pensiero del miserabile e del povero – si legge nei Salmi – il Signore lo libererà nel giorno cattivo. » E chi più miserabile e più povero delle anime penanti del Purgatorio ? Dare al povero che soffre il tozzo di pane è qualche cosa : ma l’uomo non vive solo di pane. L’elemosina spirituale è infinitamente più accetta a Dio della materiale: e le anime del Purgatorio non abbisognano che di essa. « La carità verso le anime benedette del Purgatorio – dice íl nostro S. Francesco di Sales – racchiude in una sola tutte le opere di misericordia. » « E la mìsura della nostra carità verso dei morti – sta scritto nel libro di Ruth (Il, 8) – sarà la misura della misericordia di Dio verso di noi. »
Quindi il sapiente e pio Gersone così fa parlare quelle anime benedette : «Membri della Chiesa militante, figli della fede, voi tutti nostri fratelli, abbiate di noi pietà ! Pregate per noi che siamo nell’impossibilità di aiutarci da per noi stesse! L’aiuto che vi domandiamo ci è permesso attenderlo da voi, e voi non ce lo dovete rifiutare. Voi che ci avete conosciuti quaggiù in terra, che siete stati nella nostra intimità, che ci avete amati, potreste consentire ad obliarci nel deplorevole stato, in cui ci troviamo? Non sta forse scritto che il vero amico si conosce nel giorno della sventura? E qual sventura può paragonarsi alla nostra? Muovetevi dunque a compassione, e, se restate insensibili ai nostri mali, temete di provocare su voi quello spaventoso anatema scritto nei libri santi, che il cuor duro incorrerà in ogni male nell’ultimo giorno: Cor durum habebit male in novissimo die.» Questa parola dello Spirito Santo è d’una chiarezza mirabile, percbè è evidente che, se noi siamo senza pietà per le anime del Purgatorio, non sperimenteremo in noi stessi gli effetti della divina misericordia. Il Salvatore degli uomini volle ricordarci questa terribile minaccia e sanzionarla con la sua autorità, facendoci così capire che tal minaccia continuerà anche sotto la legge della grazia a ricevere una rigorosa applicazione. Il Concilio di Trento ne precisò il significato in modo da togliere ogni dubbio, poichè fa dipendere la salvezza eterna dei Presuli dall’ impegno che avranno usato per mantenere nelle loro diocesi il culto dei defunti (Sess. 22, c. 25).
Questa poi di poter suffragare i nostri morti è per noi cosa altamente onorifica., della quale dobbiamo saperne grado alla bontà divina e trarne partito per noi e pei nostri cari. Difatti coi nostri suffragi per le anime del Purgatorio noi ci acquistiamo i gloriosi titoli di mediatori, di redentori, di salvatori loro: noi cooperiamo in certa maniera all’opera divinissima della redenzione dei nostri fratelli. Il Figliuolo di Dio, il quale come cristiani, ci ha fatti partecipi delle sue grandezze, ha voluto altresì onorarci siccome fratelli, associandoci alla sua qualità di Redentore degli uomini, anche quando son colpiti dalla divina giustizia. Onde è che S. Giovanni Crisostomo chiama bellamente questo il dogma della divina misericordia (v. il bel libretto del Viassolo « Un pensiero ai nostri cari morti », Libreria Salesiana, Torino).
E quanti facili mezzi ci sono posti dalla misericordia di Dio per soccorrere e liberare dalle loro pene quelle povere anime, che aspettano con tant’ansia affannosa una mano pietosa, che le sollevi, che loro affretti l’istante di unirsi al loro sposo, al santo e casto bacio di Gesù benedetto ! Noi ne accenneremo soltanto alcuni principali.
1° Anzitutto quello di offrire in loro favore le nostre preghiere, le nostre mortificazioni ed elemosine.
2° La S. Comunione, e per essa l’applicazione a quelle povere anime delle indulgenze che la Chiesa ci accorda.
3° L’offrire ogni mattina a Dio per esse tutte le azioni della giornata, e le indulgenze si plenarie che parziali che in essa si acquisteranno.
4° La recita del S. Rosario con le corone benedette, ricche di indulgenze, e pressochè tutte applicabili alle anime del Purgatorio. L’indulgenza detta di S. Brigida è quella che offre i più grandi vantaggi.
5° L’offerta del S. Sacrificio della Messa. E questo è il mezzo principale e più proficuo per quelle sante anime. L’oblazione del Corpo e del Sangue di Gesù è l’oggetto dei voti pìù ardenti delle anime purganti. Gesù è la speranza dei defunti e la corona degli eletti, mentre per noi qui in terra è l’amor nostro e il nostro adorabile benefattore. Presso Roma, non molto lungi dal luogo del martirio di S. Paolo, sorge una Chiesa, la quale, dopo la visione che ivi ebbe S. Bernardo, porta il nome di Santa Maria Scala del Cielo. Mentre il Santo offriva colà il divin sacrificio, subitamente fu rapito in estasi e dall’altare ebbe una visione somigliante a quella del Patriarca Giacobbe: vide una scala misteriosa che dalla terra s’innalzava fino al cielo, e su quella scala una moltitudine di anime, liberate dalle preghiere di lui, salivano alla gloria guidate dagli angeli loro custodi. Il sangue della Vittima adorabile le aveva purificate.
6° In ultimo suggeriamo il così detto atto eroico, che tutti in sè comprende i mezzi suaccennati. Consiste esso nell’offrire alle anime del Purgatorio non solo tutte le preghiere e le opere che noi facciamo in ciascun giorno od altri fanno per noi, ma eziandio tutte le preghiere e le buone opere che noi faremo od altri per noi faranno sì durante la nostra vita, come dopo la nostra morte.
Quest’atto di carità, sommamente caro a Gesù ed a Maria, che desiderano con loro quelle anime benedette a godere delle ineffabili delizie del Paradiso, venne dai Sommi Pontefici Benedetto XIII, Pio VI e Pio IX arricchito di molti favori, tra i quali ci piace notare i seguenti:
I Sacerdoti, che hanno fatta questa offerta, potranno godere dell’indulto dell’altare privilegiato personale in tutti i giorni dell’anno.
Tutti i fedeli, che hanno fatta la stessa offerta, possono lucrare l’Indulgenza plenaria, applicabile ai soli defunti, in qualunque giorno facciano la S. Comunione, purchè visitino una chiesa o pubblico oratorio ed ivi preghino per qualche spazio di tempo secondo l’intenzione del Sommo Pontefice.
Indulgenza pure plenaria in tutti i lunedì dell’anno, ascoltando la Messa in suffragio delle anime del Purgatorio, e adempiendo le altre condizioni summenzionate. Per coloro che sono legittimamente impediti dall’ascoltare la S. Messa al lunedì, è dichiarata valevole a questo scopo quella della domenica.
Infine, tutte le altre indulgenze che si lucrano da chi ha fatto quest’atto, possono applicarsi alle anime del Purgatorio.
Coraggio dunque, ottimi Cooperatori e pie Cooperatrici, suffraghiamo le anime dei nostri cari defunti, facendo uso di tutti i mezzi che la santa Chiesa mette a nostra disposizione; e così soddisferemo al nostro dovere, ci acquisteremo titoli gloriosi presso Dio e presso gli uomini, ed al punto di morte troveremo certamente pietosa con noi la divina misericordia.