Un orfanotrofio di Pola tra foibe ed esodo
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 8/24 del 23 gennaio 2024, San Raimondo
Un orfanotrofio di Pola tra foibe ed esodo
Pubblichiamo alcune notizie relative all’orfanotrofio “Principessa Maria di Savoia” di Pola, che fu coinvolto nella tragedia delle foibe e nell’esodo.
Orfane delle foibe da Pola a Vittorio Veneto a Roma
(…) In una lettera la tragedia di orfane delle foibe
Appena finita la guerra, il 9 giugno 1945 gli Alleati avevano firmato un accordo con gli Jugoslavi di Tito secondo il quale Pola rimaneva all’Italia. Ma a Parigi furono ben diverse le decisioni e certo trapelarono prima che venisse firmato il Trattato di pace il 10 febbraio 1947. (…) Anche per le orfane e per le Suore si imponeva l’esodo e si prepararono raccogliendo quanto più potevano di bagagli.
Sul fine del 1946 le bambine dai 5 ai 14 anni ospitate nell’Orfanotrofio erano circa 70. Naturalmente le Suore si preoccuparono di affidarle alle rispettive famiglie, ma solo una parte di loro poterono essere accolte da perenti. Si calcola che siano state 40 quelle che, non avendo appoggi familiari, furono prese in carico dalle Suore e con loro partirono per l’Italia: 30 erano assistite, economicamente, dai Comitati per i profughi, alle altre 10, già assistite dall’E.C.A di Pola, ora dovevano pensare le Suore.
27 le orfane di genitori uccisi e gettati nelle foibe
Ascoltiamo un tratto di una lettera scritta alla Superiora suor Leonide Brugnera il 26 aprile 1947:
“… delle trenta bambine consegnateci dal “Comitato Orfani di Guerra” della Provincia di Pola, ben ventisette sono rimaste prive di padre perché soppressi dalla tirannia jugoslava. Queste povere figliuole sono terrorizzate e alcune furono pure spettatrici di fatti raccapriccianti; ad esempio il padre di tre bimbe fu gettato in foiba ed il nonno e lo zio fatti a pezzi sotto i loro occhi, così pure di un’altra il padre fece la stessa fine e la madre e il fratello di 15 anni, massacrati mentre si bendavano gli occhi alla fanciulla. A dire il vero non mi regge l’animo a ricordare tanto strazio e non finirei più se volessi narrarle tutto. Ci vorrà molto prima che possiamo dimenticare quanto possa, un’anima senza Dio, macchiarsi d’infamia con gesta inumane”.
L’esodo: da Pola a Vittorio Veneto
Sebbene i Trattati di Parigi, portino la data del 10 febbraio 1947, già il 23 dicembre 1946 ha inizio ufficiale l’esodo della popolazione, che sceglie di rimanere italiana (per non diventare jugoslava, ndr), ma fin dal 1943 si erano verificati trasferimenti. Il governo italiano mise a disposizione dei profughi il piroscafo ‘Toscana’ che dal 24 dicembre 1946 al 20 marzo 1947 trasportò nei porti di Venezia e di Ancora quasi 17.000 persone.
Sulla nave le Suore imbarcarono tutto il materiale che poterono raccogliere, mentre il viaggio Pola – Vittorio Veneto lo fecero il 29 gennaio 1947 con i treni speciali per i profughi. Alle Orfane vennero risparmiati gli insulti che nei mesi dell’esodo le città italiane, specialmente con gruppi di sinistra (Ancona, Trieste, Venezia, Bologna), riservarono agli Istriani ritenuti fascisti e traditori del paradiso terrestre che il comunismo di Tito avrebbe loro riservato. E’ una delle ragioni che fece ritardare di oltre cinquant’anni una giornata di memoria per le vittime delle foibe.
Così scrive qualche mese dopo Madre Savina Da Canal, Superiora generale delle Suore:
“Nello scorso Febbraio, in conseguenza dell’esodo della popolazione da Pola, per imposizione delle Superiori Autorità, anche l’Orfanotrofio di Via Stancovich, gestito dalla Congregazione delle Figlie di S. Giuseppe – Venezia, ha dovuto chiudere i suoi battenti. Le Orfanelle che vi erano accolte furono, per la maggior parte, consegnate alle rispettive famiglie; ma una quarantina di esse, le più disgraziate, perché orfane di entrambi i genitori, o i cui parenti erano stati deportati o fatti scomparire “nelle foibe” ripararono nel Veneto, con le Suore che dirigevano l’Istituto e trovarono temporaneamente asilo nell’Orfanatrofio “Luzzatti” a Vittorio Veneto. (26.08, 1947).”
La Direttrice dell’Orfanotrofio profugo, suor Leonilde Brugnera, aiutata certamente dal Comitato che sempre aveva provveduto all’Opera, riuscì a far imbarcare 60 letti e 16 colli con masserizie utili a una comunità così numerosa. Lo veniamo a sapere perché i colli arrivarono a Venezia e le Suore poterono vederli nei magazzini della Giudecca, ma ebbero molte difficoltà a sdoganarli: “la roba è stata spedita in 16 colli portanti il N°8934 dell’esodo”. (30.05.1947)
Occorreva trovare alloggio per 40 orfane e 12 Suore, volendo evitare un campo profughi che certo non sarebbe stato idoneo. La Superiora generale ricorse alla direzione dell’Istituto De Zorzi-Luzzatti di Vittorio Veneto, presso il quale fin dalla fondazione, 1906, operava una comunità religiosa delle Figlie di S. Giuseppe. Sicché tutto il gruppo vi fu accolto, pur nel disagio di un locale già occupato da orfane e in necessità di rispondere alla popolazione locale reduce dalla stessa seconda guerra mondiale. (…)
Fonte: https://www.sangiuseppecab.it/wp-content/uploads/2020/08/Concorso-Foibe-2020-scuole-medie-3a-3b.pdf