2023 Comunicati  31 / 10 / 2023

La Chiesa trionfante e la Chiesa purgante

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 84/23 del 31 ottobre 2023, Vigilia di Ognissanti

La Chiesa trionfante e la Chiesa purgante

Nel 1957 lo scrittore Piero Bargellini tenne una rubrica radiofonica quotidiana sul santo del giorno. I profili furono trascritti e pubblicati nel 1958 dall’editore Vallecchi. Pubblichiamo i testi relativi alla festa di Ognissanti e alla giornata del 2 novembre.

TUTTI I SANTI
L’Epistola, nella Messa di oggi, ripete un brano dell’Apocalisse di San Giovanni, con la visione di tutti i « servi di Dio ».
« E vidi una gran folla, che nessuno poteva contare, di tutte le genti e tribù e popoli e lingue, che stavan di faccia al trono e di faccia all’Agnello rivestiti di bianche vesti e con palme nelle mani. E gridavano a gran voce, dicendo : La salvezza è dovuta al nostro Dio, che è seduto sul trono, e all’Agnello ».
L’Agnello, come si sa, è la figura di Cristo, il quale, nel suo discorso sul monte, aveva rivolto a tutti gli uomini le promesse dette « beatitudini ». « Beati i poveri in spirito, poiché di loro è il regno dei cieli. Beati i mansueti, Perché essi possederanno la terra. Beati coloro che piangono, perché saranno consolati. Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia. perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
« Beati i puri di cuore perché vedranno Dio. Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati quelli che soffrono persecuzione a causa della giustizia, perché di loro è il regno dei cieli. Beati voi quando vi oltraggeranno e mentendo diranno di voi ogni male per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli ».
I Santi sono coloro che si sono meritati la ricompensa del Cielo: poveri in spirito, mansueti, tribolati, giusti, misericordiosi, puri, pacifici e perseguitati a causa di Gesù. Tutti santi. Innumerevoli Santi, come dice chiaramente l’Apocalisse.
Non si deve credere che la santità sia rara, se di Santi è gremito il Cielo. I Santi non sono soltanto quelli venerati nel Calendario, che pure sono già molti. Noi ne abbiamo ricordato uno per giorno scelto, in media, tra una ventina. I Santi del calendario sono dunque più di 7.000, e rappresentano una piccolissima aliquota dei Santi, che, come dice San Giovanni, « nessuno potrebbe contare », tranne Dio.
E questo perché, se la Chiesa ha segnato nel Calendario i nomi dì coloro la cui vita è stata riconosciuta esemplare, sono d’altra parte Santi tutti coloro che si salvano. I primi cristiani si chiamavano tra di loro col nome di Santi, perché speravano ardentemente di salvarsi per merito di Gesù. E sperare di salvarsi significa essere già sulla via della salvazione.
Oggi è dunque la grande festa della Chiesa trionfante, che attorno al trono di Dio esulta della sterminata assemblea dei salvati, mentre, come dice San Giovanni, tutti gli Angioli gridano: ” La benedizione e la gloria e la sapienza e il ringraziamento e l’onore e la potenza e la forza del nostro Dio per i secoli dei secoli. Amen ».
Ci sarebbe ora da dire brevemente come e quando venne istituita la festa di Tutti i Santi, o come si dice più latinamente, di Ognissanti. Anche la festa di Tutti i Santi è venuta dalla Chiesa Orientale, e fu accolta a Roma quando il Papa Bonifacio IV trasformò il Pantheon, dedicato a tutti gli dèi dell’antico Olimpo, in una Chiesa in onore della Vergine e di tutti i Martiri.
Ciò avveniva il 13 maggio del 609. Alcuino, il grande maestro di Carlomagno, fu uno dei propagatori della festa. Alcuino era un inglese, di York, e i Celti consideravano il 1° novembre giorno di solennità, perché segnava l’inizio della stagione invernale.
Si pensa perciò che lo spostamento della festa, dal 13 maggio al 1° novembre, sia stato determinato da influenze anglosassoni e francesi. E Roma, che accoglie sempre maternamente le aspirazioni di tutti i popoli, non ebbe difficoltà a fissare la festa di Tutti i Santi al 1° novembre. Ciò avvenne nel 1475, sotto il pontificato di Sisto IV.
A novembre, la natura pare che s’intristisca; il sole si vela e perde di calore, le piante si spogliano, e non danno più frutti; il cielo si fa grigio e malinconico. Ma ecco che, al disopra della natura, un altro mondo si illumina, un altro sole risplende, un altro cielo sfavilla. E il cielo della Fede, dove i Santi trionfano, nella grande luce della Redenzione, e dove l’umanità gode in eterno le beatitudini promesse da Colui che non delude.

TUTTI I MORTI
Ieri, festa di Tutti i Santi, dicemmo come il numero dei salvati nel sangue dell’Agnello sia innumerevole. La Speranza cristiana fa intravedere per la stragrande maggioranza, per non dire addirittura quasi la totalità dei nati da Adamo e redenti da Cristo, l’eterna salvezza, l’eterna beatitudine e l’eterna gloria, riflesso della gloria di Dio (la “licenza poetica” dell’Autore non deve far dimenticare l’insegnamento tradizionale sul piccolo numero relativo degli eletti, ndr).
Non tutti però possono passare immediatamente dalla tristezza della terra alla letizia del cielo, dalla miseria del mondo alla ricchezza del Paradiso; dalla pesantezza del peccato alla beatitudine dell’anima. Per molti c’è bisogno di una purificazione, d’una fatica che li renda degni di comparire al cospetto della Somma verità, della Somma Sapienza e della Somma Carità. E questo passaggio è costituito dal Purgatorio.
L’anime che entrano nel Purgatorio, sono però destinate a uscirne, per entrare nel Paradiso. Il Purgatorio è quindi come il vestibolo del Paradiso, dove le vesti macchiate e sgualcite dalla vita mondana, si fanno candide e luminose per la festa che ieri è stata celebrata nella letizia senza ombra e nella gloria senza difetto.
Le anime del Purgatorio sono dunque già salve. Si chiamano infatti, nella pietosa e amorosa cristiana definizione, « le anime sante del Purgatorio ». Le accompagna la Speranza, quella Speranza che è stata di conforto e d’aiuto nella vita terrena, e che diventerà, prima o poi, luminosa certezza.
La festa di oggi non è dunque di tristezza e di cordoglio. E’ la festa di coloro che già si trovano sulla via del Paradiso, al quale giungeranno certissimamente, pur attraverso sofferenze e patimenti.
Sofferenze e patimenti però che hanno uno scopo e che avranno una fine. Sofferenze e patimenti che noi possiamo alleviare e abbreviare, cercando di acquistare meriti in favore dei nostri poveri e cari e santi morti. E ciò, per quella misteriosa, consolantissima e profondissima realtà mistica, dogmaticamente definita dalla Chiesa e che si chiama « Comunione dei Santi ».
La Comunione dei Santi significa l’unione di tutte le anime, per cui il bene di ognuno diventa il bene di tutti, e il bene di tutti diventa il bene di ognuno. I credenti in Cristo non vivono isolati egoisticamente, non sono divisi da un individualismo geloso. La Chiesa è un patrimonio comune, di cui tutti godono e al quale tutti contribuiscono in unione con Cristo.
Ecco perché noi possiamo, anzi dobbiamo, suffragare le anime dei defunti, cioè dar loro aiuto, con la preghiera e con ogni altro atto di pietà e di carità, per lenire le pene dei purganti e per abbreviare le loro sofferenze. E un dovere di tutti i giorni, che la Chiesa oggi ci ricorda con maggiore solennità e con materno, appassionato fervore.
Una volta, la festa di Tutti i Morti veniva celebrata, nella Chiesa Orientale vicino alla Pasqua, in ricordo dei meriti dell’Agnello divino, per i quali i morti non muoiono.
In Francia, i benedettini di Cluny, dal 998, commemoravano i loro morti il 2 novembre. Roma ha esteso questa commemorazione a tutta la Cristianità, quasi per unire sempre più strettamente, anche nelle celebrazioni liturgiche, le due Chiese : quella dei Santi trionfanti, e quella dei Santi purganti. Alla terza Chiesa, quella dei militanti, è ricordata, in questo giorno, ancora una volta e ancor più perentoriamente, la Comunione dei Santi e il dovere di suffragare i defunti, uniti ancora e sempre nel vincolo di quella fede che ha fatto Santi loro e deve far Santi anche noi.

Tratto da: Piero Bargellini, I SANTI DEL GIORNO, Vallecchi Editore, Firenze 1958.