2012 Comunicati  28 / 11 / 2012

Il governo dei tecnici e l’evasione fiscale delle slot machine

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 102/12 del 27 novembre 2012, Madonna della Medaglia Miracolosa

Scandalo slot machine, scontati 96 miliardi di euro

di Barbara Benedettelli


98 MILIARDI di euro equivalgono a ben 5 manovre economiche. Sono i soldi che alcune concessionarie di slot machine avrebbero dovuto allo Stato secondo una indagine della Finanza. Di quei 98 MILIARDI (lo scrivo maiuscolo perché sia chiaro che non sono milioni) ne abbiamo recuperati 2,5 in primo grado. Gli altri 96, che potrebbero impedire i tagli al welfaire, che potrebbero diminuire i costi del lavoro e creare occupazione, che potrebbero essere dati al volontariato per sostenerlo nella fondamentale opera sociale, che potrebbero evitare tagli lineari alla sanità, che potrebbero permettere incentivi per gli insegnanti, che potrebbero andare all’università per abbassare le rette e alla ricerca delle energie alternative, che potrebbero impedire i tagli alle forze dell’ordine e quindi alla sicurezza dei cittadini, che avrebbero potuto impedire di portare l’IVA al 21% e il rialzo che arriverà, che avrebbero potuto impedire l’IMU sulla prima casa ecc.
Quei NOVANTASEI MILIARDI DI EURO mancati che potrebbero perfino abbassare parte del nostro debito pubblico, neanche un governo che parla ogni istante di rigore, che chiede ai cittadini lacrime e sangue, che taglia da una parte, quella essenziale per la persona, e aumenta dall’altra i costi della vita, rendendoci tutti un po’ più poveri: insomma tutti uguali nella povertà, niente più classi intermedie. Solo i “poveri” (la maggioranza) da una parte e i ricchissimi (pochi) dall’altra. Situazione che mi ricorda regimi che spero non tornino mai.
Prima del 2002 le slot machine (o videopoker) erano illegali e facevano gola alla criminalità organizzata che se l’è vista brutta quando lo Stato ha giustamente deciso di regolarizzare il settore. Lo ha fatto obbligando i gestori a collegare ogni macchina al sistema telematico di controllo della Sogei, società di Information and Communication Technology del Ministero dell’Economia e delle Finanze. In questo modo non può sfuggire nessuna giocata al controllo e l’entrata delle tasse è garantita. Ma a quanto pare le società non hanno provveduto. Di chi è la colpa? Questo è uno dei temi del procedimento a loro carico. Di certo il mancato allacciamento ha permesso di risparmiare, e molto, sulle tasse. Possiamo chiamarla evasione fiscale? le società concessionarie si erano impegnate perché tutto funzionasse a puntino ed è per questo che parte cospicua della sanzione, oltre ai sospetti di evasione, è costituita da quelle che vengono definite “inadempienze contrattuali”. Che prevedevano, nero su bianco, penali severissime. «Fare un contratto con lo Stato è una cosa seria o no?», si chiede il pm. La risposta è ancora appesa nell’aria. Così come la decisione finale sui 98 MILIARDI. C’è poi il caso del colonnello Umberto Rapetto, per anni comandante del Nucleo speciale frodi telematiche, “dimessosi” recentemente, che ha suscitato non poche perplessità soprattutto nel mondo di internet. Ci sarà un fondo di verità in quanto sostiene la rete?
Quei 98 MILIARDI equivalgono a una multa complessiva che diverse concessionarie di slot machine dovrebbero pagare allo Stato e che nel processo della Corte dei Conti diventano 2 e mezzo. Oltre il 90% di sconto. Rigore? Lacrime e sangue? Moralità? Legalità? Guerra aperta all’evasione o al pensionato al quale l’INPS per suo errore magari, ha dato 10 euro in più con cui ci si è comprato un filetto? Le società sono: Atlantis World Giocolegale limited, Snai spa, Sisal spa, Gmatica srl, Cogetech spa, Gamenet spa, Lottomatica Videolot Rete spa, Cirsa Italia srl, H.b.G. Srl e Codere spa che avrebbero “cagionato l’inefficace funzionamento del servizio pubblico, nonché causato lo sperpero delle molteplici risorse finanziarie pubbliche impiegate, nella prevenzione e nel contrasto del gioco illegale; per il mancato avviamento della rete telematica; per il mancato completamento dell’attivazione della rete; per il mancato inserimento in rete di molti apparecchi installati; per il mancato rispetto dei livelli di servizio”.
Guerra aperta all’evasione allora, o al pensionato al quale l’INPS per suo errore magari, ha dato 10 euro in più con cui ci si è comprato un filetto?
La guerra all’evasione deve essere in primis una guerra di fermezza, di certezza della pena, anche lì, di annullamento degli sconti fiscali che anche culturalmente permettono i perpetrarsi di comportamenti illegali. É per di più il gioco d’azzardo, anche se “legale”, può provocare in alcune persone una dipendenza pari alla peggiore delle droghe. La fermezza, la severità, la forza della legge deve dunque essere perfino maggiore in questo caso. Invece no. Eppure 96 MILIARDI DI EURO adesso potrebbero fare ripartire alla grande il paese.
Pochi giornalisti ne parlano, perché le concessionarie fanno pubblicità? e i partiti? Chissà, magari qualcuno ha ricevuto da queste dei finanziamenti? E il governo? Per di più tecnico, perché non punta i piedi ora, chiudendo il suo mandato restituendo agli italiano ciò che è stato tolto recuperare parte di quei soldi e cambiando leggi sempre meno leggi e sempre più consigli per gli acquisti?
http://affaritaliani.libero.it/cronache/sale-giochi151112.html?refresh_ce

Slot machine, ai gestori maxi condono, di Nello Scavo
Il banco vince sempre. Anche quando perde. I concessionari delle slot-machine, secondo la procura della Corte dei conti, avrebbero dovuto pagare all’Erario una penale a dodici cifre: 100 miliardi di euro. L’equivalente di una mezza dozzina di manovre finanziarie. Ma i gestori, alla fine, se la caveranno con poco. Per effetto di calcoli controversi hanno ottenuto un maxisconto di oltre il 90%, vedendosi tagliare le penali a 2,7 miliardi. E se la serie di ricorsi, tra Consiglio di Stato, Tar e Cassazione, dovesse andare a segno, la sanzione si abbasserebbe ancora. Il danno erariale è stato contestato ai dieci concessionari della rete “new slot” per il periodo 2004-2007.
Si tratta dei big del gioco legale: Atlantis World Giocolegale limited, Snai spa, Sisal spa, Gmatica srl, Cogetech spa, Gamenet spa, Lottomatica Videolot Rete spa, Cirsa Italia srl, H.b.G. Srl e Codere spa. Le contestazioni riguardano, in particolare, il mancato collegamento degli apparecchi alla rete telematica dello Stato, gestita da Sogei. Nella sentenza depositata dalla Corte dei conti il 17 febbraio 2012 e contro cui le compagnie hanno depositato svariati ricorsi, viene spiegato che «alla data del 13 settembre 2004 le società concessionarie avrebbero dovuto collegare almeno il 5% degli apparecchi di gioco», per arrivare gradualmente a coprire l’intero parco degli apparecchi mangiasoldi. «La Procura rileva che – si legge ancora nella sentenza – per le società concessionarie ancora al primo novembre non risultava alcuna macchina collegata alla rete». Una ricostruzione giudicata «corretta» dai giudici contabili che però hanno ritenuto di procedere «ad una diversa quantificazione del danno e dei singoli addebiti, anche a causa delle omissioni nelle attività di controllo contestate a due dirigenti dei Monopoli di Stato».
La connessione telematica ha il compito di rilevare il reale giro d’affari di ogni singola slot-machine in modo da determinare la correttezza del montepremi e il gettito erariale. L’esorbitante ammontare delle penali viene ricavato dalla convenzione di concessione stipulata nel 2004, che prevedeva (prima di una modifica nel 2008) una penale di 50 euro per ogni ora di mancato collegamento alla rete. Il numero degli apparecchi muniti di autorizzazione entro settembre del 2006 era raddoppiato e già a gennaio 2007 le macchinette da interrogare erano quasi 270mila. Con oltre 100 miliardi dal 2006 a oggi, le “new slot” rappresentano una fetta di poco superiore al 50% nella golosa torta dei giochi pubblici italiani. La battaglia per non pagare le penali va avanti su più piani: politico e giudiziario, coinvolgendo tanto le aule della cassazione quanto quelle del Parlamento, dove si è tentato di «rivedere retroattivamente» gli accordi di concessione, in modo da mettere al riparo i gestori. Comunque vada a finire questa storia, restano scolpite le parole della Corte dei conti, quando ribadisce che l’indagine della Guardia di Finanza «non ha evidenziato soltanto uno sperpero di risorse pubbliche a causa del pagamento per un servizio pubblico non reso, ovvero reso solo in parte, ma ha messo in luce gravissime illegalità che hanno escluso quasi del tutto l’esercizio del controllo pubblico sul gioco».
Il banco, appunto, vince sempre. E lo Stato per anni è stato al gioco.
Avvenire