Le nuove consacrazioni episcopali
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 11/22 del 28 gennaio 2022, San Pietro Nolasco
Le nuove consacrazioni episcopali
Del tutto invalido e assolutamente nullo. Il rito di consacrazione episcopale del 1968
Il Centro librario Sodalitium ha già in passato pubblicato in italiano le opere di don Cekada (Non si prega più come prima e Frutto del lavoro dell’uomo) e adesso presenta in un opuscolo, questi due articoli (risalenti al 2006 e 2007) sulla questione dei nuovi riti di ordinazione. Don Cekada, scomparso nel 2020, si è sempre interessato alle questioni liturgiche e già nel 1981 scrisse un articolo in The Roman Catholic sul49 l’invalidità del nuovo rito di ordinazione sacerdotale. Questo portò poi, dopo varie vicissitudini, nel 1983 all’uscita dalla Fraternità dei “nine bad priests” (i nove cattivi preti, come vennero chiamati). Si può quindi dire con verità che la questione dell’invalidità degli ordini sacri secondo il nuovo rito, ha interessato il nostro autore fin dal principio del suo ministero sacerdotale.
Questa questione è estremamente importante poiché ha delle conseguenze dottrinali e pratiche che toccano la vita spirituale e la salvezza eterna dei cattolici: se infatti un prete o vescovo non è validamente ordinato ne consegue che i sacramenti che amministra sono per la maggior parte invalidi. In questi due articoli il nostro confratello americano affronta unicamente la questione della validità della nuova formula della consacrazione episcopale, che è il gradino più alto del sacramento dell’Ordine. Nel primo articolo spiega perché la nuova formula è da considerarsi invalida e nel secondo risponde ad alcune obiezioni che gli sono state fatte dopo la pubblicazione del primo articolo. Pio XII, nel 1947, con costituzione apostolica Sacramentum ordinis, per fugare ogni dubbio, aveva definito che era necessaria, per la validità del sacramento, solo l’imposizione delle mani ed il prefazio, e non più la “tradizione degli strumenti”. Questa definizione aprirà poi purtroppo la strada (non per volontà di Pio XII ma dei novatori che sono venuti dopo) con la riforma liturgica a seguito del Concilio Vaticano II, all’abolizione della consegna degli strumenti e poi degli stessi ordini minori che nel rito di conferimento hanno appunto come materia e forma la sola tradizione degli strumenti. Questo spiega perché don Cekada nel suo studio analizzi unicamente la questione della invalidità della nuova formula di consacrazione episcopale dimostrando che essa non ha niente a che vedere con le formule (valide) degli Orientali e che le sue parole non esprimono adeguatamente il potere episcopale che viene conferito, concludendo così alla assoluta invalidità e nullità del rito di Paolo VI.
Sarebbe interessante uno studio accurato su tutto il nuovo rito di ordinazione con tutte le preghiere e i riti che lo compongono e non soltanto limitato alla forma, poiché le orazioni e i riti che stanno intorno significano a volte e specificano le formule stesse.
Padre Guérard des Lauriers non ha trattato direttamente la questione dell’invalidità dei nuovi riti di ordinazione mentre ha invece trattato ampiamente la questione dell’invalidità del NOM (Novus Ordo Missæ), prima nel Breve esame critico del NOM e poi nello studio Réflexion sur le Novus Ordo Missæ (pubblicato in francese dal nostro Centro Librario nel 2019) che non ebbe il tempo di completare, ma si può dire che la questione è da lui abbordata indirettamente e per analogia con la nuova messa. Nel B.E.C. scriveva: «Le parole della Consacrazione, quali sono inserite nel contesto del Novus Ordo, (…) possono non esserlo [valide] perché non lo sono più ex vi verborum o più precisamente in virtù del modus significandi che avevano finora nella Messa», quindi un cambiamento della forma che ne mutasse il senso la renderebbe invalida (come insegna la rubrica del Messale Romano). Questo principio può essere applicato per analogia anche al nuovo rito di ordinazione episcopale di cui trattano i presenti due articoli di don Cekada. Però padre Guérard concludeva, nei suoi studi, non con la certezza dell’invalidità di diritto del N.O.M. ma con il dubbio sulla sua validità [il N.O.M. è dubbiosamente valido], il che comporta nella prassi che esso sia da ritenersi invalido quindi assolutamente 50 nullo (poiché per la validità dei sacramenti bisogna essere tuzioristi).
Era poi l’argomento “en sagesse” cioè dall’alto, che risolveva definitivamente la questione concludendo alla nullità di fatto della Nuova Messa e per analogia, potremmo dire delle nuove formule di ordinazione. Don Bernard Lucien, presentando lo studio di padre Guérard sul N.O.M., scriveva così: «Il N.O.M. e i suoi effetti, ora manifestati a tutti gli osservatori hanno una causa: l’intenzione che ne è all’origine. Padre Guérard mostra che tramite questa via, con tutti i dati che possediamo su Paolo VI, possiamo ottenere una certezza oggettiva della non-validità del N.O.M. (e non più soltanto una certezza soggettiva che porta sull’utilizzo del N.O.M.) [e qui per analogia possiamo dire la stessa cosa per i nuovi riti di ordinazione] (…). Padre Guérard studia in dettaglio il caso di Paolo VI, partendo dall’osservazione dei suoi atti. Prova che ciò che succedeva sotto questo Pontificato, e che il Papa sembrava disapprovare, in realtà lo voleva. Da questa osservazione ben chiara derivano la non consistenza di questa (pseudo-) autorità e la non-validità del N.O.M. [e sempre per analogia dei nuovi riti di ordinazione]: non-validità fondata, insieme, sull’identità tra l’intenzione del papa e ciò che oggettivamente è significato (il N.O.M. è equivoco) e sull’inesistenza di una promulgazione autentica che avrebbe garantito questi riti con l’infallibilità del Magistero ordinario» (GUÉRARD DES LAURIERS, Réflexion sur le Novus Ordo Missæ, ed C.L.S. Verrua Savoia 2019, Prefazione pag. XII).
Ecco quindi l’argomento ex sapientia; dall’alto, la mancanza di autorità in Paolo VI, e la spiegazione della Tesi di Cassiciacum, illuminano e chiarificano definitivamente il problema dell’invalidità del N.O.M. e dei nuovi riti di ordinazione. Questo argomento completa quindi, a nostro avviso, con saggezza l’interessante analisi della nuova formula di ordinazione che don Antony Cekada presenta con la sua abituale competenza e facilità divulgativa in questi due articoli.
Possa la lettura di questo libretto illuminare le menti di molti fedeli – e dei sacerdoti in particolare – sulla gravità della situazione in cui si trova la Chiesa a causa delle riforme che sono state fatte in seguito al Concilio Vaticano II e che rendono invalidi e nulli la maggior parte dei sacramenti amministrati con il nuovo rito di Paolo VI (si salvano, se correttamente amministrati, il battesimo e il matrimonio).
don Ugolino Giugni
Anthony Cekada, Del tutto invalido e assolutamente nullo. Il rito di consacrazione episcopale del 1968. Gli ordini sacri secondo il nuovo rito di Paolo VI sono validi? C.L.S. Verrua Savoia 2021, pagg. 68, € 6,00.
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https://www.sodalitium.biz/sodalitium_pdf/72.pdf da pagg. 49 – 51.