Liberarsi dai liberatori
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 41/21 del 29 aprile 2021, San Pietro Martire
Liberarsi dai liberatori
Segnaliamo un articolo che rappresenta una voce fuori dal coro rispetto alle celebrazioni del 25 aprile, intrise di elogi incondizionati agli Alleati e ai partigiani comunisti. L’autore accenna a una serie di temi che meritano di essere approfonditi, alcuni dei quali sono già stati trattati dal Centro studi Federici.
Come potranno constatare i lettori, la prima parte dell’articolo è un violento attacco alla svolta nazionalista dell’attuale Lega. Ora, il nostro centro studi non si occupa di bassa politica partitica. Tuttavia abbiamo ritenuto di non omettere quel paragrafo sia per rispetto all’Autore, sia per ricordare l’esistenza di un’area autonomista e indipendentista – vicina ad alcune tematiche del “tradizionalismo” cattolico, come le insorgenze antigiacobine e la rilettura del “risorgimento” – che è passata dalla diffidenza per la Lega Nord nei decenni passati all’aperto dissenso nei confronti dell’attuale Lega “tricolorata”.
La Lega e il 25 aprile atlantista. Tutti eroi da consacrare? Mica tanto…
I rampanti gregari del glorioso capitano italico hanno ormai contratto il virus della terribile epidemia nota come “lego-mohitismo” che ha come sintomo principale la voglia irrefrenabile di spararla sempre più grossa, pur di finire sulle prime pagine dei giornali e in tutti i programmi televisivi, previsioni del tempo comprese. Afflitto da questo male contagioso, un giovane e brillante esponente piemontese della suddetta Lega ha pensato bene per il 25 aprile di diffondere la foto di un soldato americano dell’ultimo conflitto tirata fuori dalla soffitta, scrivendoci sotto prima di esibirla “in ricordo degli eroi che liberarono il nostro paese”.
Avevamo apprezzato il giovane leghista per la sua proclamata difesa dell’identità culturale piemontese e pensavamo che usando il termine di eroi, di cui comunque è sempre meglio non abusare, lo avrebbe riservato a un Pietro Micca o ai “bogianen” dell’Assietta o, nello spirito della fraternità alpina, al martire tirolese Andreas Hofer. E invece no. Per il neoatlantista salvinista meritano il titolo di eroi quei liberatori che gettavano tonnellate di bombe assassine sulla popolazione indifesa e risalivano la penisola fianco a fianco coi goumier dell’esercito francese, specializzati in femminicidi e violenze contro povere donne, indifese e “marocchinate”.
Prima di dare le medaglie è meglio pensarci sopra, perché quando ci sono guerre e conflitti nessuno merita un premio. La follia militarista libera solo mostri. Era comunque prevedibile che la sortita col botto del giovane salvinista avrebbe scatenato le scontate e strumentali reprimende di quelli che il troppo in fretta dimenticato Giampaolo Pansa bollava come “gendarmi della memoria” che infatti hanno subito linciato l’incauto politico in ascesa per non aver esaltato ed eroicizzato accanto ai Marines con luchy strike anche i partigiani. Tutti cavalieri senza macchia e senza paura, tutti protagonisti della medesima Resistenza e uniti in un’unica lotta di liberazione. Andiamoci piano.
Non è possibile mettere sullo stesso piano il martire valdostano federalista Emile Chanoux con Francesco Moranino che faceva ammazzare i partigiani anticomunisti; Gino Bartali che salvava gli ebrei e gli attentatori di via Rasella o i coraggiosi monarchici piemontesi Edgardo Sogno e Martini Mauri coi “maquis” che volevano ridurre mezzo Piemonte a colonia di Parigi o i combattenti con la stella rossa di Tito che “liberavano” Trieste riempiendo le foibe del Carso di cadaveri italiani. Tutti eroi? Beati quei popoli che di mitici liberatori non hanno bisogno.