Terra Santa – Non si ferma l’odio giudaico contro Cristo e la Chiesa
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 71/12 del 5 settembre 2012, San Lorenzo Giustiniani
Terra Santa – Non si ferma l’odio giudaico contro Cristo e la Chiesa
L’intolleranza, il razzismo, la discriminazione religiosa sono termini che raramente vengono accostati dagli organi d’informazione al fanatismo giudaico anticristiano. Eppure in Terra Santa negli ultimi mesi si sono moltiplicate le azioni da parte di giudei, appartenenti all’ala più radicale dei coloni (e più logica con la mentalità sionista), contro chiese e conventi cattolici. In più occasioni il nostro centro studi ha denunciato questi atti (cfr. Federici Blog). L’ultimo episodio ha colpito due giorni fa il convento dei trappisti di Latrun. Riportiamo sull’argomento tre documenti.
1) Israele, scritte anticristiane su mura convento. E tentano di incendiare la porta d’ingresso
Slogan anti-cristiani sono stati tracciati la scorsa notte su una parete esterna del convento di Latrun (fra Tel Aviv e Gerusalemme) da ignoti che hanno anche cercato di appiccare il fuoco alla porta di ingresso. Lo ha riferito la polizia israeliana. Una delle scritte definiva Gesù “una scimmia”. Gli ignoti hanno anche scritto parole di incoraggiamento verso i coloni dell’avamposto di Migron (Cisgiordania), sgomberato due giorni fa dalla polizia israeliana su ordine della Corte Suprema perchè eretto su terre palestinesi. La profanazione del convento – che si trova a breve distanza dal villaggio di coesistenza arabo-ebraica di Nevè Shalom – è stata subito condannata da alcuni parlamentari israeliani. Un piccolo gruppo ultra-nazionalista israeliani, Lehavà, lo ha invece giustificato sostenendo fra l’altro che all’interno del convento si tenterebbe di convertire ebrei al cristianesimo.
Fonte: Avvenire
2) Vandalismo anticristiano. Il Patriarca Twal: non bastano le condanne, il governo israeliano fermi gli estremisti
Sdegno e dolore in Terra Santa per l’atto vandalico anticristiano a danno del monastero trappista di Latrun, a pochi chilometri di Gerusalemme. Il portale dell’edificio è stato bruciato, ieri, da sconosciuti che hanno lasciato sui muri graffiti blasfemi anticristiani, scritti in ebraico. Il premier Netanyahu ha condannato subito l’episodio, attributo a gruppi nazionalisti israeliani. Su questo grave atto di vandalismo, Alessandro Gisotti ha raccolto la vibrante denuncia del Patriarca di Gerusalemme, Fouad Twal: “Il governo ha dato troppa corda, troppa libertà a questi estremisti che ora si sentono liberi. E’ vero che tutti condannano, anche il governo israeliano ha condannato, ma non basta condannare…. Vorrei che venissero sradicate le cause che conducono alcuni folli a compiere questo tipo di vandalismo! E’ necessario affrontare l’argomento dell’educazione: dove e come questa gente ha imparato a non rispettare i vicini, a non rispettare i luoghi santi? Questa è la mia domanda! (…) Non basta denunciare! Io non sono felice quando sento una semplice condanna, perché questo non basta!”
Fonte: News.Va.it
3) Comunicato degli Ordinari cattolici di Terra Santa
Gerusalemme, 4 settembre 2012
Come mai i cristiani sono ancora un bersaglio? La comunità cristiana si è svegliata stamani, 4 settembre 2012, scoprendo con orrore che, ancora una volta, era il bersaglio di forze odiose in seno alla società israeliana. Nelle prime ore del mattino, la porta del monastero trappista di latroun è stata bruciata e graffiti anticristiani sono stati tracciati sui muri. I monaci di Latroun hanno dedicato la loro vita alla preghiera e al lavoro. Il monastero è visitato ogni settimana da centinaia di ebrei israeliani che vi sono accolti dai monaci con carità e calore. (…) Sfortunatamente ciò che succede a Latroun non è che l’ultimo di una seria di attacchi contro i cristiani e i loro luoghi di culto. “Che succede nella società israeliana contemporanea da far sì che i cristiani siano i capri espiatori e i bersagli di questi atti violenti?” Coloro che hanno scritto i loro slogan odiosi hanno espresso la loro collera contro lo smantellamento delle colonie ebraiche illegali in Cisgiordania. Ma perché riversare questa collera contro i cristiani e i loro luoghi di culto? Che tipo di “insegnamento del disprezzo” verso i cristiani viene trasmesso nelle loro scuole e nelle loro case? E come mai i colpevoli non vengono trovati e assicurati alla giustizia? Stamane i cristiani in Israele si pongono molte domande poiché piangono e cercano consolazione e certezze. È venuta l’ora per le autorità di muoversi per porre fine a questa violenza insensata e assicurare nelle scuole un “insegnamento del rispetto” verso tutti coloro che si riconoscono di questa terra.
Fonte: It.lpj.org
Ma, come sempre, il pesce puzza dalla testa. Lo dimostra il parlamentare israeliano che nel luglio scorso ha strappato pubblicamente un Vangelo definendolo un libro abominevole appartenente alla spazzatura della storia.
Certamente la setta biblica che ha inviato a tutti i deputati della Knesset una copia del vangelo (tra l’altro dal contenuto alterato dagli errori dottrinali della setta) ha mancato alla prudenza e al buon senso. Ma la reazione dell’esperto di spazzatura è l’evidente espressione dell’odio che la Sinagoga ha nei confronti della Chiesa.
Risulta quindi imbarazzante la posizione che certi “tradizionalisti cattolici” (o, più precisamente, seguaci di Joseph Ratzinger e di Plinio Corrêa de Oliveira) hanno a favore dello stato israeliano.
Israele-choc, il parlamentare strappa il Vangelo: “Un libro abominevole”
Le pagine del Nuovo Testamento strappate davanti all’obiettivo del fotografo che immortala la scena, prima che il libro venga gettato nel cestino. Non in un posto qualsiasi, ma alla Knesset, il Parlamento aisraeliano. Protagonista della scena il deputato Michael Ben-Ari, esponente del partito HaIhud HaLeumim (Unione nazionale), espressione dell’ala della destra religiosa ebraica più vicina al movimento dei coloni.
Il gesto – che ricorda per grado di intolleranza i roghi del Corano compiuti dal pastore statunitense Terry Jones – è stata la risposta di Ben-Ari a una «provocazione inaccettabile» compiuta dalla Società biblica israeliana, realtà di matrice evangelical che in questi giorni ha inviato a tutti e 120 i parlamentari israeliani una copia del Nuovo Testamento in ebraico. «Siamo lieti di offrirle questo libro che illumina le Sacre Scritture e aiuta a comprendere il legame tra la Torah e il Nuovo Testamento – scriveva nella lettera di accompagnamento il presidente Victor Kalisher -. Nella sua importante posizione al servizio della gente speriamo e preghiamo che questo libro possa aiutarla».
Un’iniziativa decisamente ingenua in un posto come Israele, dove il «proselitismo cristiano» è un tema che da sempre infiamma gli animi. Puntualmente Arutz Sheva – l’agenzia di stampa più vicina alla destra religiosa – l’aveva raccontata l’altro giorno titolando: «I cristiani inondano la Knesset col “nuovo ebraismo”». E aveva raccontato di come molti parlamentari fossero furiosi per questo gesto e di come l’esponente del Likud Tzipi Hotolevy avesse espressamente chiesto al presidente della Knesset Reuven Rivlin di «porre fine alla diffusione di materiale apertamente missionario».
Ieri però Michael Ben-Ari ha deciso di spingersi decisamente più in là e si è dunque fatto immortalare mentre strappava pubblicamente le pagine del libro in questione e le gettava nel cestino. Aggiungendo pure parole di fuoco: «Questo libro abominevole – ha dichiarato al sito di informazione in lingua ebraica NRG – ha promosso l’uccisione di milioni di ebrei durante l’inquisizione e gli autodafé. Questa è un’orribile provocazione missionaria da parte della Chiesa. Non c’è dubbio che questo libro e coloro che lo hanno inviato appartengano alla spazzatura della storia».
Il curriculum aiuta a capire chi sia l’autore di questo gesto: quarantotto anni, figlio di ebrei orientali cresciuto nei quartieri difficili della periferia sud di Tel Aviv, oggi residente nell’insediamento di Karnei Shomron, Ben-Ari è il primo parlamentare israeliano a non nascondere affatto di essere stato un seguace di Meir Kahane, il fondatore del partito razzista Kach messo al bando in Israele per incitazione all’odio contro gli arabi dopo la strage di 29 palestinesi compiuta nel 1994 dal colono Baruc Goldstein alla Tomba di Abramo a Hebron.
Fonte: Vaticaninsider – La Stampa