2025 Comunicati  14 / 02 / 2025

1875 – 2025: il 150° anniversario delle prime missioni salesiane

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 12/25 del 14 febbraio 2025, San Valentino

 1875 – 2025: il 150° anniversario delle prime missioni salesiane

La prima dura ma felice esperienza missionaria. Nelle parole del protagonista don Giovanni Cagliero.

Se la prima missione per i salesiani appena sbarcati in Argentina furono gli immigrati italiani “più indianilizzati degli indios” di Buenos Aires, che avevano lasciato la fede “al di qua dell’Atlantico”, qual è stata la loro prima esperienza missionaria fuori città, nel cosiddetto campo? Ce la raccontano due lettere inedite di fine aprile ed inizio maggio 1877 inviate dal protagonista, don Cagliero, a don Bosco. Si tratta di un’autentica missione condotta con un compagno a Villa Libertad (provincia di Entre Ríos, a circa 500 km di distanza da Buenos Aires), in favore di una colonia di un’ottantina di famiglie di contadini appena arrivati dal nord Italia.

Il viaggio e l’accoglienza

Accolti dalle autorità ebbero la sorte di incontrare colà tutti i capifamiglia venuti a prendere la razione di carne, pane e farina, che loro distribuiva il governo in attesa che potessero vivere del loro raccolto. I due missionari passarono il pomeriggio e la notte riposando in una capanna di fortuna, che sarebbe servita di giorno come cappella.

Si trattava anzitutto di conoscere il campo di lavoro apostolico. Scrive don Cagliero a don Bosco: “Al domani venerdì lasciai Rabagliati a fare il catechismo ad una ventina di ragazzi venuti per la scuola, a due e fino a tre per cavallo, e di lontano due e tre leghe [10, 15 km]. Io poi col medico (mantovano) e persona molto simpatica prendemmo a fare una visita delle famiglie, per notare quanti ragazzi e ragazze vi erano da mettere alla comunione, quanti battesimi e quanti matrimoni da fare, in ultimo quanti da fare la Pasqua negli adulti, oltre ai padri e madri di famiglia. Impiegammo il venerdì e sabato per visitare 62 famiglie. Nel primo giorno galoppammo per sei ore continue, nel secondo giorno solo tre ore, per trovarmi stanco e all’estremo fatigato e col cavallo mezzo morto. [Le case dei coloni] si trovavano ad una distanza enorme le une dalle altre… Calavano le lacrime di consolazione alle povere madri di famiglia… Mi presentavano tutta la famiglia (stando noi a cavallo per guadagnar tempo) ed a tutti regalammo una medaglia con una corona del santo Rosario alla madre. Smontammo tre volte solo per bere un poco di latte, l’unica bibita pei morti della sete!”.

La domenica 15 aprile si radunarono solo metà coloni “non potendo lasciare abbandonata la loro capanna. Tra questi molte famiglie di indigeni (del tipo Indio) ed Entreriani; li trovai ignorantissimi in caso di religione, lasciai loro medaglie e corone, e li invitai ai SS. Sacramenti, come pure una famiglia di negri di Africa e vestiti alla adamitica prima del peccato!!!

Questi non sono venuti e conto di replicare la visita, tanto più che hanno una bambina da battezzare! Alle 10 vi fu la S. Messa con predica ed alquanto comunioni pasquali… La domenica… un giorno di festa e giubilo universale. Vennero dai confini remotissimi Signori a fare visita ai missionari… Era uno spettacolo vedere i prati circostanti pieni e riboccanti di cavalli, sopra cui montavano intere famiglie, ragazzi di sei ed otto anni, ragazze di tutte età divenuti cavalieri, non essendo possibile andare a piedi per le distanze e pei ruscelli e lagune da traversare!”.

Dieci giorni di missione

Visto che si trattava di amministrare molti sacramenti, i missionari programmarono di sostare due settimane per dar tempo e comodità a tutti di compiere i loro doveri religiosi. “Da tutte parti si destò un movimento grande e per sei mattine vedemmo i ragazzi accorrere al catechismo, i padri e madri di famiglia accostarsi ai SS. Sacramenti della Confessione e Comunione”.

Fra i 25 bambini battezzati vi erano sei indigeni. Fecero la prima comunione anche figli di indigeni. Scrive don Cagliero guardando al futuro: “Ho però visto tra gli indigeni una necessità estrema di occuparsi di loro. Sono grandi, adulti e già padri di famiglia e non hanno ancor ricevuto la S. Comunione, dopo il battesimo, non hanno più visto nulla che loro ricordi il Signore!… Ci vogliono missionari, se no si perdono col resto degli animali del campo!”

La fatica del missionario e del colono

Delle due settimane di missione, ci furono dieci giorni di pioggia, fortunatamente solo notturna negli ultimi: “Però la fede ed il coraggio non mancò né ai coloni né ai missionari! Nei primi giorni mentre confessava mi pioveva dal tetto di paglia sulla schiena, ma pensando, che il povero vecchio, per venire a fare la sua Pasqua, aveva passato il fondo di una valle con l’acqua fino alla cintura, mi sembrò un rinfresco e tirai avanti!… Uno dei due piemontesi, Alessandrini per la precisione, annegò per avere voluto col cavallo transitare una valle piena di acqua: andava a fare la provvista di viveri pei suoi compagni di lavoro!”. Conclude il missionario: “Lasciammo quei coloni in grande costernazione per causa della nostra partenza: si videro non pochi a piangere. Loro promisi che i Salesiani li avrebbero visitati più sovente e non li avrebbero abbandonati”.

Fonte: https://bollettinosalesiano.it/rubriche/la-prima-dura-ma-felice-esperienza-missionaria/

Mons. Gio. Cagliero nel 1886, nominato vicario apostolico e poi vescovo e cardinale, con gli indigeni Caciques.