13 aprile 1945: i partigiani comunisti uccidono il seminarista Rolando Rivi
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 43/23 del 13 aprile 2023, Sant’Ermenegildo
13 aprile 1945: i partigiani comunisti uccidono il seminarista Rolando Rivi
Breve Biografia
Rolando Rivi nasce il 7 gennaio 1931, figlio di contadini cristiani, nella casa del Poggiolo, a San Valentino, nel Comune di Castellarano (RE). Il padre si chiama Roberto e la madre Albertina. Ragazzo intelligente e vivace, Rolando matura presto un’autentica vocazione al sacerdozio. A soli 11 anni, nel 1942, mentre l’Italia è già in guerra, il ragazzo entra nel seminario di Marola nel comune di Carpineti (RE) e veste per la prima volta l’abito talare che non lascerà più fino al martirio.
Il desiderio di diventare “sacerdote e missionario” cresce guardando alla figura del suo parroco, don Olinto Marzocchini, “uomo di ricchissima vita interiore, attento alle cose che veramente contano”, che fu per il ragazzo una guida e un maestro. Nell’estate del 1944 il seminario di Marola viene occupato dai soldati tedeschi. Rolando, tornato a casa, continua gli studi da seminarista, sotto la guida del parroco, e porta nel suo paese un’ardente testimonianza di fede e di carità, vestendo sempre l’abito talare. Per questa sua testimonianza di amore a Gesù, così intensa da attirare gli altri ragazzi verso l’esperienza cristiana, Rolando, nel clima di odio contro i sacerdoti diffusosi in quel periodo, finisce nel mirino di un gruppo di partigiani comunisti.
Il 10 aprile 1945, il seminarista viene sequestrato, portato prigioniero a Piane di Monchio, nel Comune di Palagano sull’ Appennino modenese, rinchiuso in un casolare per tre giorni, brutalmente picchiato e torturato.
Come un agnello condotto al macello
“Venerdì 13 aprile 1945, alle tre del pomeriggio, il ragazzo innocente, a soli 14 anni, spogliato a forza della sua veste talare, viene trascinato in un bosco di Piane di Monchio e ucciso con due colpi di pistola. Quando Rolando capisce che i carnefici non avrebbero avuto pietà, chiede solo di poter pregare per il suo papà e per la sua mamma. Anche in quest’ultimo istante, nella preghiera, Rolando riafferma la sua appartenenza all’amico Gesù, al suo amore e alla sua misericordia.” (Emilio Bonicelli – Dio sceglie i piccoli p.27 – ITACA)
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Il Processo agli uccisori di Rolando Rivi
Bianchi – Uccisero nel Modenese un seminarista di 14 anni – Il Mattino dell’Italia Centrale – 9 gennaio 1951
“Oggi in Corte d’Assise, avrà inizio un grave processo: Si tratta di un delitto consumato, nell’aprile 1945, nella zona di Modena Reggio Emilia, quella zona che irrorata da sangue innocente viene conosciuta col nome di “triangolo della morte”. Compariranno dinanzi ai giudici popolari: Giuseppe Corghi di anni 31 anni, da Formigine, e Narciso Rioli di anni 38, da Montefiorino, ambedue partigiani, che l’accusa indica come autori della uccisione di un giovanetto quattordicenne: Rolando Rivi, alunno del Seminario di Reggio Emilia, sequestrato la mattina del 10 aprile 1945, in un bosco presso Piana di Monchio, e, quindi, ucciso con 2 colpi di arma da fuoco.”
Bianchi – Ventitré anni di reclusione ai due uccisori del Seminarista – Il Mattino dell’Italia C. – 13-01-1951
“La sentenza di primo grado ha condannato i due imputati a ventitré anni di reclusione. Non furono dunque accolte le tesi degli avvocati difensori secondo cui l’uccisione di Rolando Rivi rientrava tra gli atti di guerra, come tali non punibili. Il Tribunale, al contrario, ritenne Giuseppe Corghi e Narciso Rioli responsabili del delitto di sequestro di persona e omicidio.”
Camellini – Deposizione in sede processuale di don Alberto Camellini – ACAF, Reg. Sent. N.84 – Reg. G. N.56/1951
“Il comandante dei partigiani mi disse che Rolando Rivi era stato ucciso perché era una spia dei tedeschi, nel corso dell’interrogatorio ha ammesso tale colpa e tutto è stato verbalizzato e sottoscritto dal seminarista. La mattina del giorno seguente, io e suo padre, tornammo alle Piane e lì mi dissero dov’era sepolto il seminarista ucciso. Trovammo il cadavere di Rolando dove avevano indicato i partigiani: era ricoperto di terriccio e foglie. Avevo chiesto in precedenza di leggere il verbale di cui mi avevano parlato, sottoscritto dal seminarista, ma risposero che non lo trovavano più. Mi accompagnò un partigiano il quale mi raccontò che Rolando, quando si accorse che stavano per ucciderlo, vedendo la fossa già preparata, si aggrappò ai suoi piedi pregandolo di non ucciderlo. Lasciami – diceva – almeno dire una preghiera per mio papà e mia mamma!. Con due colpi di rivoltella fu ucciso.”
Le fasi successive del processo e la sentenza definitiva ACAF, Sentenza, 49-50-52 (CP.II, 324-325-327)
“Contro la decisione emanata dal Tribunale di Lucca, i due condannati presentarono appello. Il relativo procedimento fu istruito dalla Corte di Assise di Appello di Firenze e la sentenza definitiva sull’uccisione di Rolando Rivi fu emanata dalla Corte il 22 ottobre 1952. “Visti gli articoli 213 e 523 C.P.P.; in parziale riforma dell’impugnata sentenza concede a Rioli Narciso le attenuantI generiche limitatamente al delitto di omicidio ascrittogli e riduce perciò la pena complessiva a lui inflitta ad anni 19 di reclusione. Conferma, per tutto il resto, le disposizioni contenute nella sentenza di primo grado.”
La Suprema Corte di Cassazione con sentenza 22/54 rigettò il ricorso degli uccisori di Rolando Rivi.
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