Terrorismo a Roma: l’attentato alla caserma Serristori
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n.82/14 del 22 ottobre 2014, San Maria Salome
Come ogni anno ricordiamo i venticinque Zuavi Pontifici e i civili uccisi dalla bomba fatta esplodere il 22 ottobre 1867 nella caserma Serristori, nei pressi della Basilica di San Pietro in Vaticano.
L’attentato terroristico alla caserma degli zuavi
… Uno dei punti cardine di tutta l’insurrezione si fondava sulla distruzione della caserma degli zuavi nel quartiere Serristori a poca distanza dal Vaticano. Lo scopo fondamentale, ovviamente, era quello di colpire e fiaccare fisicamente e psicologicamente il corpo degli zuavi (…). Facendo saltare in aria il loro quartier generale e con esso la maggior parte degli zuavi, si sarebbe inflitto un durissimo colpo alla forza fondamentale a cui si affidava l’estrema difesa della città (…). Una grande parte del fabbricato crollò. Ma per fortuna la maggior parte dei militari, per ragioni di servizio, era partita poco prima alla volta di Porta s. Paolo; rimasero sotto le macerie vari zuavi che facevano parte della banda musicale. Le vittime furono:
Carmine Carletti di Olevano
Luigi Carrey di Arbois
Giuseppe Cesaroni di Roma
Fortunato Chiusaroli di Roma
Emilio Claude di Nancy
Federico Cornet di Namur
Alessio Desbordes d’Ilê de Oléron
Cesare Desideri di Roma
Federico De Dietfutr di Colmar
Giovanni Devorscek di Bologna
Luigi Flamini di Roma
Giovanni Lanni di Roma
Eduardo Larroque di Cahors
Michelangelo Mancini di Roma
Pietro Mancini di Roma
Stefano Melin di Moulins
Francesco Mirando di Portici
Antonio Partel di Vigo, Tirolo
Giacomo Poggi di Genova
Andrea Portauovo di Napoli
Edmondo Robinet di Saint-Pol-de-Leon
Nicola Silvestrelli di Roma
Oreste Soldati di Palestrina
Domenico Tartavini di Roma
Vittore Vichot di Parigi
un passante, Ferri Francesco e la figlia di sei anni, Rosa; dei feriti, tra i quali vi era la moglie di Ferri, alcuni morirono in seguito. (…)
(Fulvio Izzo, L’attentato del fermano Giuseppe Monti alla Caserma Serristori nella insurrezione romana del 1867, Maroni Editore, Ripatransone, 1994)
La piccola Rosa Ferri
“A Rosa Ferri questa bambina che indossa quel giorno un vestitino azzurro, nel terzo anniversario della morte (22 ottobre 1870, ndr) andò l’omaggio di molti romani che si recarono al rione Borgo per deporre dei mazzi di fiori con degli enormi nastri azzurri ma essendo l’azzurro anche il colore della divisa degli Zuavi, il gesto fu male interpretato dai carabinieri italiani che dispersero i manifestanti e arrestarono gli uomini e i ragazzi che si trovavano nel gruppo” (Marianna Borea, L’Italia che non si fede, Armando Editore, 2013, pag. 248).
Versioni diverse
Dal “Rapporto del Comitato romano d’insurrezione”: “La caserma Serristori dei Zuavi pontifici era stata con sommo ardimento e grave pericolo minata; ma, per uno di quegli incidenti tecnici, che sarebbe fuori luogo spiegare, uno solo dei tre barili di polvere prese fuoco, e la caserma non potè saltare che in parte. Ma anche nella parziale ruina seppellì non pochi Zuavi.”
Commento de La Civiltà Cattolica al “Rapporto rivoluzionario”: “Purtroppo l’atroce disegno di codesti ‘ristauratori dell’ordine morale’ in parte riuscì; ma il Comitato di insurrezione fu anche qui truffato dal prezzolato assassino. La caserma non fu minata, ma si in una cameretta al pian terreno, non abbastanza custodita, fu introdotto un barilozzo solo di polvere, che all’ora posta scoppiò. Degli altri due barili, che il Rapporto deplora pietosamente non aver preso fuoco, non si rinvenne traccia veruna dopo le più squisite indagini. L’assassino certamente si fece pagare per tre; ma, o non gli bastasse il tempo, o fosse atterrito dal proprio pericolo, ne pose solo in un luogo di facile acceso. Ecco tutto.”
(Citazioni da: La Civiltà Cattolica, Anno decimo, Vol. I della serie settima, 1868, pag. 243)
Relazione degli ultimi giorni di Giuseppe Monti e di Gaetano Tognetti